Bologna, mercoledì 13 novembre 2024 – Oostduinkerke, un paesino sullo stretto di Dover. Non siamo lontani da Dunkirk. Su quelle stesse spiagge chiare che per tanti giovani uomini hanno rappresentato la salvezza, si intravedono delle strane figure all’orizzonte. Là, dove i soldati in fuga trovarono tra le onde la speranza per la vita, oggi noi troviamo un nuovo orizzonte stranamente frastagliato.
Accompagnati dal vento e guidati dalle prime luci dell’alba, dei pescatori si muovono nelle basse acque della riva. Il loro movimento è lento e ben cadenzato, ha l’andatura di un pesante cavallo da tiro belga, ed è proprio così.
Grandi cavalli si muovono con sicurezza tra le onde del Mare del Nord, sulle loro groppe ci sono pescatori con delle ceste, trainano delle reti con grande facilità. Ogni tanto si fermano e si guardano intorno, come ad aspettare di avere la precedenza rispetto alle correnti marine.
Ma cosa ci fanno dei pescatori in sella a dei grandi cavalli in acqua? Ovviamente, pescano, e per la precisione pescano gamberetti.
Ne avevate mai sentito parlare? Ma da quando si pescano i gamberetti con i cavalli Brabantini?
Da tanti secoli, è una tradizione estremamente antica, che si perde nella notte dei tempi, fino ad arrivare al 1502 in un’abbazia a Koksijde, dove la comunità locale decise di accontentare i monaci che avevano bisogno di mangiare pesce. Il problema era che la maggior parte delle persone di quella zona erano dei semplici contadini che avevano solo dei cavalli da lavoro agricolo. Che fare? Decisero, ovviamente, di andare a pescare a cavallo.
Al posto dell’aratro attaccarono delle reti, al posto dei finimenti sulla groppa, ci misero delle ceste di vimini, e il gioco era fatto. Il cavallo delle Fiandre divenne così un cavallo del mare, dalla terra alla sabbia, dal fango alle onde. Il lavoro vicino al proprio compagno umano cambiava di aspetto ma non il risultato: collaborare insieme per potersi sfamare.
E così i contadini divennero pescatori e i cavalli iniziarono ad arare il mare. C’è chi lo fa per la propria famiglia, c’è chi lo fa per guadagnare soldi, ma c’è anche chi lo fa per amore, come l’81enne D’Hulster, che ricorda: “Ho iniziato a pescare gamberetti a cavallo grazie a una storia d’amore” dichiara non potendo fare a meno di accennare una specie di sorriso imbarazzato sotto il suo berretto blu navy, “incontrai questa bellissima ragazza nel villaggio e scoprii che suo padre era un pescatore di gamberi a cavallo”, continua arrossendo “ero così innamorato di sua figlia che decisi che volevo conquistarla in tutti i modi. Per impressionarla, imparai da suo padre questa tradizione. Avevo circa 18 anni. Ci siamo sposati subito, ed è stato fantastico”.
Ripensandoci, dopo un attimo di silenzio avvolto nei suoi pensieri e nella sua cerata gialla, aggiunge: “Ma questo è stato anche l’inizio di un’altra grande storia d’amore che mi ha sempre fatto sentire il re del mondo: la pesca dei gamberetti a cavallo!” esclama con decisione e, soprattutto, con coraggio, nella speranza che la moglie a casa non legga la sua intervista.
“Il re del mondo”, e noi non ne dubitiamo perché sappiamo che non esiste miglior trono del mondo della sella sulla groppa del proprio cavallo, figuriamoci se siamo anche sulla spiaggia, in riva al mare.
E così, all’ombra dell’ultimo sole noi non troveremo un pescatore assopito ma un cavallo da tiro delle Fiandre che accarezza dolcemente l’orizzonte, portando con sé una nuova salvezza: la salvaguardia di questa tradizione che, fortunatamente, è entrata a far parte del Patrimonio immateriale dell’UNESCO.
Credito fotografico: animali.net